Parrocchie dei Ss. Quirico e Giulitta
e di S. Stefano protomartire in Coriano
via Roma 7
Tel. 0522801186
42030 Villa Minozzo
“Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. Mc 6, 31
Un cordiale benvenuto a voi, cari Ospiti, nella nostra terra, nel nostro paese di Villa Minozzo e in queste nostre comunità cristiane. Siamo lieti di donarvi la nostra fraterna accoglienza e di offrirvi il meglio di noi stessi per rendere più bello e sereno il vostro soggiorno. Mi auguro che possiate trovare momenti d’incontro – sia personale sia comunitario- per un reciproco arricchimento e per fare insieme un’esperienza fruttuosa di comunità.
Alcuni di voi vengono dalla nostra città di Reggio, per scappare dalla calura estiva, altri, pur provenendo da città, paesi o nazioni più lontane, hanno qui le loro radici native, paterne o materne, e tornate volentieri appena vi è possibile, anche dopo un anno di lavoro.
I sacerdoti di questa parrocchia sono cordialmente a vostra disposizione: prima di tutto con l’Eucaristia domenicale – festiva e con la Parola di Dio. Saremo felici di incontrarvi per qualsiasi motivo spirituale o religioso.
Insieme alle iniziative culturali e folkloristiche del nostro paese, vorremmo offrirvi il silenzio delle nostre chiese e la testimonianza cristiana della nostra gente. La bellezza del nostro Appennino e delle nostre montagne, il profumo dei boschi e la bellezza della flora e della fauna che v’invitiamo a contemplare e a rispettare.
Le ferie sono un bivacco spirituale, un riposo silenzioso per sentire la presenza di Dio, ritrovare se stessi, scoprire gli altri.
Le vacanze sono belle e complete se ritemprano il corpo e ossigenano l’anima.
È questo il mio augurio personale.
Mi permetto di suggerirvi, qui di seguito, alcuni “piccoli” testi che possono essere oggetto di meditazione, che ho trovato a proposito delle vacanze e della montagna. Al di là dello stile, molto diverso, dell’ispirazione e del contenuto, i testi sono accomunati da una carica particolare, che può destare la riflessione, uno sguardo pensoso e talora carico di humour e di saggezza gettato sulla realtà che ci circonda e su noi stessi, una meditazione sul nostro rapporto con Dio.
Piccole dosi distribuite come un dono per affrontare un momento di riflessione o una giornata di deserto,
per innescare un cammino che si inoltra nella propria storia.
Piccole dosi che non hanno la pretesa di cambiare il mondo, ma di
accendere una fiamma, di destare una speranza, di sollecitare un
sorriso. Gocce d’acqua benefiche nella stagione dell’arsura.
Don Alberto Nava
“Nel mondo in cui viviamo, diventa quasi una necessità potersi ritemprare nel corpo e nello spirito, specialmente per chi abita in città, dove le condizioni di vita, spesso frenetiche, lasciamo poco spazio al silenzio, alla riflessione e al distensivo contatto con la natura. Le vacanze sono, inoltre, giorni nei quali ci si può dedicare più a lungo alla preghiera, alla lettura e alla meditazione sui significati profondi della vita, nel contesto sereno della propria famiglia e dei propri cari. Il tempo delle vacanze offre opportunità uniche di sosta davanti agli spettacoli suggestivi della natura, meraviglioso “libro” alla portata di tutti, grandi e piccini. A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, “capace di Dio” perché interiormente aperta all’Infinito. Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l’impronta della bontà della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera.
Recitando insieme l’Angelus da questa amena località alpina, chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci il segreto del silenzio che si fa lode, del raccoglimento che dispone alla meditazione, dell’amore per la natura che fiorisce in ringraziamento a Dio. Potremo così più facilmente accogliere nel cuore la luce della Verità e praticarla nella libertà e nell’amore.”
(Benedetto XVI, Le Combes, Valle d’Aosta, Angelus 17 luglio 2005)
* * *
Ascoltare
è aprire le orecchie
ad una Parola colma d’amore
che scende dal cielo,
e alle parole piene di inquietudine
che salgono dalla terra.
Ascoltare
è aprire gli occhi
davanti alle meraviglie del creato,
ma anche davanti alle miserie
e alle sofferenze del mondo.
Ascoltare
è aprire il cuore
alle infinite storie di gioia e di dolore
che l’uomo vive ogni giorno.
Ascoltare
è aprire le mani
nel gesto smisurato
dell’amicizia e della carità
perché tutti si sentano accolti.
Ascoltare
è aprire la vita
alla incessante semina del bene
perché nascano frutti di pace.
* * *
Non vivere su questa terra
come un estraneo
o come un turista nella natura.
Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare,
ma prima di tutto credi all’uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca,
dell’astro che si spegne,
dell’animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza
e il dolore dell’uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
l’ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l’uomo!
* * *
SENTIERO per l’Infinito
L’esperienza vissuta in montagna non collima con l’opinione del noto psicologo Sigmund Freud, per il quale l’ispirazione religiosa deriverebbe unicamente da un senso di frustrazione e la fede sarebbe una specie di cerotto applicato alle ferite dell’esistenza. Si può consentire con lui solo in parte. È vero che lo stato di necessità induce a pregare. Ma c’è anche un altro modo di salire all’Eterno: la consapevolezza dell’esistenza come dono.
E chi esperimenta l’esistenza come dono si sente spinto ad esprimere un “grazie”. Ma chi vuol dire grazie ha bisogno di avere davanti a sé un “Tu”.
Ad un neutro impersonale non si può dire grazie; e nemmeno ad una pietra, all’acqua, ad una nube o ad una roccia, alla natura o all’universo, al destino o al caso, al caos o al cosmo o a qualsiasi altra cosa. Il ringraziamento è, in forza del concetto stesso, rivolto ad una persona. Come diceva un vecchio saggio: “La più grande sventura per un ateo è che non sa chi ringraziare” (B. Pascal).
Così le montagne portano molti uomini a quel limite che è la soglia della fede. Lo fanno in maniera silenziosa e lieve, con delicatezza e gentilezza, lasciando proprio per questo una impronta indelebile.
La semplice scritta che si legge sopra una croce sotto la Wildspizte dice il vero quando afferma: “Molti sentieri portano a Dio, uno di questi va sui monti”.
Mons. Reinhold Stecher, vescovo alpinista.